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15 OTT 2003

Ha scritto per noi FIL.9 campista P.G.S.

Eccoci qui!!! Dove siamo? A Caspoggio, un piccolo paese sulle montagne della mia amata Valtellina. Eh si perché io sono di Sondrio e quindi gioco in casa.\r\nVi chiederete: cosa ci facciamo? Semplice: partecipiamo al Campo Scuola Regionale P.G.S.\r\nQuanti ragazzi e ragazze vicino a me. So che siamo in trentanove ed io ne conosco solo uno. Chissà se prima della fine riuscirò a fare amicizia con tutti?! Scopro che non ci sono solo lombardi ma anche due piemontesi, una giuliana (non è il suo nome: viene dal Friuli Venezia Giulia) e… colpo di scena… un sardo.\r\nOh, ci stanno chiamando: dobbiamo andare alla riunione dove ci spiegheranno cosa faremo e ci presenteranno l’Equipe. Mi hanno detto che ci saranno degli istruttori all’altezza. Beh, il primo che ci presentano è Alessandro: alto un metro e poco più, iniziamo bene.\r\nTutti in piedi, parla il capo, il Presidente regionale P.G.S. Giovanni Caravello. Ci chiede perché siamo qui. Bella domanda, credo che tutti noi siamo a Caspoggio per lo stesso motivo: ottenere il cartellino di “aiuto allenatore”. Però nessuno di noi lo dice; diciamo tutti che siamo qui per fare nuove esperienze e conoscere nuovi amici. Vedremo… C’è anche una suora, la mitica suor Elisa. E’ una dei nostri e lo sarà ancor di più quando, durante le serate, si toglierà il velo liberandoci da ogni timore reverenziale.\r\nAdesso parlano gli istruttori: sembra che sarà un Campo stancante e dove non avremo mai tempo.\r\nEd è così… ce ne accorgiamo tutti già dal primo giorno… non un minuto libero… quasi non riusciamo nemmeno a lavarci i denti dopo mangiato.\r\nLa sera c’è l’Animazione: ci dividono in quattro squadre ed ecco che trovo già i primi amici; con alcuni sarà amicizia a prima vista, con altri ci metterò più tempo…\r\nIl primo giorno di lezione ci fa subito capire che non si scherza: gli istruttori sono veramente in gamba. Iniziano a spiegarci le problematiche relative alla fascia d’età dai cinque ai sette anni: noi, trentanove persone dai diciassette ai quarantatre anni, in campo a fare esercizi per i bambini! Bisogna però ammettere che è divertentissimo. Alla sera, dopo l’animazione, si va in camera con l’intenzione di studiare; nella mia “room” ci sono, oltre al mio amico che già conoscevo, due ragazzi che sono “sulla mia stessa lunghezza onda”: così dopo un breve ripasso, iniziamo a raccontarci delle nostre vite ed a parlare dei nostri valori.\r\nEcco, è arrivato mercoledì: il giorno dei tornei. La mia squadra, sino ad ora, nelle serate di animazione ha sempre conquistato meritatamente… l’ultima posizione. In campo siamo diversi, sembriamo intenderci alla perfezione; vinciamo il torneo, ma non è questo a renderci felici: lo siamo perché ci stiamo confrontando con altri ragazzi che provano gli stessi sentimenti per lo sport. È bello vedere i “pallavolisti” aiutare i “cestisti” nel volley e viceversa, è bello vedere battere al salto chi è capace e vedere chi non è in grado provarci lo stesso e scoppiare tutti insieme in una fragorosa risata, per le non esaltanti performance di molti di noi.\r\nPassano i giorni e mi accorgo che tutto sta cambiando: non siamo più trentanove persone diverse, ma un solo ed unico Gruppo, dove ognuno di noi è fondamentale.\r\nArriva venerdì: il giorno tanto temuto. C’è l’esame. Siamo tutti preoccupati, ma alla fine passiamo anche questa “fatica”. Il nostro compito non è ancora finito: dobbiamo organizzare la serata finale, ma non abbiamo ancora preparato niente in quanto nel tempo libero abbiamo dovuto studiare per l’esame. Però abbiamo qualcosa che ci permetterà di superare anche questo: siamo uniti ed insieme creiamo uno spettacolo che difficilmente qualcuno di noi dimenticherà (soprattutto gli istruttori Alessandro e Luca, beccati dall’Intervista Doppia).\r\nLa mattina del sabato ci consegnano i cartellini. Ora siamo “qualificati” ma ci interessa poco: adesso ognuno di noi ha trentotto amici su cui contare, ha imparato a collaborare, ha imparato a “Educare giocando” e ha capito che P.G.S. non vuol dire solo Polisportive Giovanili Salesiane, ma anche Per Giocare Sempre.\r\nÈ il momento degli addii: ma non sono addii eterni perché tutti noi abbiamo bisogno del nostro Gruppo ed abbiamo tanta voglia di rincontrarci, tutti insieme, perché questo Campo non deve rimanere un’esperienza isolata.\r\n
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